Cosa s’intende per “Falso sé”
Quando si parla di “Falso sé”, dobbiamo chiarire che non parliamo di qualcosa di estraneo a noi stessi, ma come ogni parte di sé, si tratta di una parte di noi variabile a seconda delle situazioni. In tal senso, il “Falso sé” rappresenta una parte di sé mascherata, non autentica, che noi stessi nascondiamo a noi stessi.
Perché nascondiamo parti di noi a noi stessi?
I meccanismi difensivi, fanno parte di processi emotivi che abbiamo “registrato” e utilizzato in passato e che rievochiamo, per proteggerci dal ricordo di emozioni dolorose e minacciose. Le conseguenze di quelle esperienze passate, fanno parte dei nostri comportamenti presenti, che hanno portato a un annullamento del “Sé autentico”.
Il concetto di “Falso sé” è spiegato in modo chiaro dalla psicoterapeuta Alice Miller:
“Possiamo ingannare il nostro corpo assumendo farmaci, ma non sarà mai risolutivo il trauma infantile; il nostro corpo è incorruttibile afferma la Miller. E questo smette di tormentarci solo quando non rifuggiamo più la verità“.
In alcune situazione sociali o familiari ad esempio, siamo spesso spinti a indossare maschere, erigere barriere e coperture che creano repressione, condizionamento, per quieto vivere o non essere feriti. Si tratta di ferite interiori passate, che rieccheggiano con quelle esteriori del presente. Quelle ferite diventano poi chiusura repressiva, depressione ecc.
La tensione che ne deriva, la definiamo poi “disturbo psichico”. Andiamo a razionalizzare nel sintomo i nostri sentimenti, talvolta senza comprenderne le radici emotive. Questa tensione, che può essere definita “Frustrazione” quando desideriamo qualcosa (ma non lo comunichiamo, reprimendoci) o “Resistenza” nel caso in cui rifiutiamo qualcosa (ma lo nascondiamo, limitandoci) determina l’angoscia dell’azione.
La depressione, e i suoi stati intermedi, quindi, derivano da una repressione dell’espressione.
Il più delle volte, in questi casi, la soluzione è essere franco e agire direttamente. Oppure, come spiega la Psicoterapia Cognitiva, lasciare andare la resistenza. Di conseguenza, andrà via l’angoscia e la tensione. (Sto ancora cercando di capire come farlo in modo naturale!). Alla base del “Sé non autentico” c’è quindi la volontà di nascondere i propri sentimenti e adattarli, per ottenere approvazione e in definitiva, amore.
“Non c’è cosa piu sbagliata che scappare dalla sofferenza; cosi facendo tradiamo i nostri desideri, pulsioni, passioni e istinti, che altrimenti ci renderebbero liberi.” — dal mio libro ©La Fragilità può essere Distrutta. (Link al Libro)
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Come liberarci del “Falso sé”?
Di quale timore abbiamo sofferto dall’infanzia, e, di quale timore soffriamo oggi? E’ da questa domanda e dalla sua consapevolezza che dovrebbe partire ogni psicoterapia o riflessione di sé. Per rompere quel timore, sarà necessario apprenderlo e conoscerlo, e quindi mostrarci per ciò che siamo. Per farlo, sarà necessario liberarci dal controllo di ogni autorità esterna ed interna (costrizioni lavorativi, familiari, affettive).
Per liberarci dalle autorità esterne, che sono i nostri timori interiorizzati, è necessario costruire una nostra autorità interna, attraverso il confronto con l’autorità esterna. Scegliere in autonomia e in sintonia con il nostro Io, significa ribellarsi al “Falso sé” sperimentando con indipendenza e autenticità le nostre emozioni, senza la necessità di un’approvazione esterna.
Per costruire un’autorità interiore, è essenziale non negare i nostri stati emotivi, superando la sorgente di timore. Significa avere la volontà di esplorare e conoscere quegli stati emotivi, per ciò che sono, senza artefazioni. Vedere la realtà e la verità di ciò che siamo non dev’essere solo un fatto teorico, ma implica la volontà di allontanarci dagli schemi e dalle persone che ci hanno portati ad essere chi non siamo.
Approfondisco questi temi nell’ultimo capitolo mio libro “Essere ciò che si è” [Se vuoi approfondire, info qui sotto].
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